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domenica 26 settembre 2010
'La solitudine dei numeri primi', tra libro e grande schermo
Restavano poche ore, mercoledì scorso, prima che io e le mie due amiche ci sedessimo sulle comode poltroncine del Palariviera e iniziassimo a vedere il film di Saverio Costanzo "La solitudine dei numeri primi", tratto dall'omonimo romanzo di Paolo Giordano .
Poche ore in cui la curiosità mi ha portata ad iniziare a leggere i primi capitoli del romanzo, preso in prestito, così, giusto per capire cosa sarei andata a vedere, per conoscere in anticipo i protagonisti della storia...
Strano per me, perchè solitamente mi capita di vedere un film dopo averne letto la versione scritta.
I primi capitoli li ho letteralmente "bevuti tutti d'un fiato". Coinvolgente il modo di scrivere di questo autore, a volte crudo nella rappresentazione della realtà, a volte così profondo nel farti partecipe dei pensieri nascosti di Alice e Mattia.
E nel buio della piccola sala, punteggiata qua e là dall'esiguo numero di spettatori che possono trovarsi al cinema in una sera di mercoledì, ho pensato che forse non avrei dovuto iniziare a leggere il romanzo per nessun motivo...
Perchè già dall'inizio, mi sono fatta condizionare dalla breve lettura pomeridiana. E, alla fine,devo dire che è stata una proiezione che non mi ha coinvolta più di tanto, io che prima di uscire avevo preso due pacchetti di fazzoletti per ogni evenienza... L'ho visto quasi come un "documentario" del disagio dei due bimbi prima e dei due adulti poi, causato dai comportamenti assurdi dei genitori; in effetti, la pellicola non è riuscita a coinvolgermi più di tanto.
E secondo me, la causa di questa mia "freddezza" verso il film è scaturita proprio dall'aver letto l'inizio del romanzo, dall'aver letto i pensieri più intimi dei due bambini, i pensieri gravi dei due giovani, quello che pensavano in silenzio e che non riuscivano a dire e a dirsi tra loro: questo è quello che a mio parere è mancato al film.
Poco fa ho terminato di leggere "La solitudine dei numeri primi"... Sono sempre più convinta che al di là dei cambiamenti nella sceneggiatura di episodi descritti nel libro e di vuoti di tempo e di accadimenti, quello che è mancato di più è stato rendere più umani i protagonisti, non permettere loro di trasmetterci i loro pensieri reconditi: a volte dall'esterno è difficile decifrare ciò che passa per la mente di una persona...
Avete visto il film e non avete letto il libro? Bene, forse è il caso di farlo. Anche per spazzare via quel finale a ghigliottina che ha lasciato me e le mie amiche a guardarci perplesse, con la sala che è passata all'improvviso dal buio alla completa illuminazione, senza che avessimo capito bene che era finita lì...
Questa sembra diretta a me:
..."Alla madre di Alice avevano sospeso le terapie...Alice aspettava soltanto che finisse e non riusciva a sentirsi in colpa per questo. Sua madre viveva in lei già come un ricordo, si era posata come un batuffolo di polline in un angolo, da qualche parte nella sua testa, dove sarebbe rimasta per il resto della sua vita..."
(Cap. 24 pag 156)
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